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Ma che può mai fare una giardiniera per la causa di un patrimonio tradito? (Sempre che il fare la vinca sul polemizzare).

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"Grandi marmi in piccoli vasi"

Francesca Marzotto Caotorta ci parla di "storia e avventura di uno splendido patrimonio italiano che torna a vivere nei nostri giardini."

Le nostre scelte
Articolo pubblicato su Gardenia

Tutto è cominciato quando, come consigliere nazionale di Italia Nostra, mi sono occupata di marmi italiani. Un argomento al quale abbiamo dedicato il nr. 487 del Bollettino dell’Associazione. Il tema del marmo mi aveva, peraltro, incuriosito da tempo: forse meravigliata dalle visite all’Opificio delle pietre dure di Firenze, forse incuriosita dai tavoli barocchi con favolosi intarsi di marmo di Palazzo Pitti. E poi incantata dal libro Marmora romana di Raniero Gnoli. Fatto sta che, nella mente, si era formata la convinzione che i marmi fossero capaci di raccontare storie. Storie cominciate milioni di anni fa, quando i nostri antenati erano rappresentati da creature dette Belemniti o Ammoniti, o da minuscoli esseri marini che ora ritroviamo fossilizzati nei marmi. Quando la pancia del pianeta era incinta di quel che oggi chiamiamo Terra, quando le temperature salivano o scendevano più di quanto i nostri termometri possano segnalare, quando i minerali potevano dar colore ad un impasto in via di solidificazione, ebbene a quei milioni di anni fa risalgono i tanti marmi che hanno modellato i nostri paesaggi e sono stati modellati dalla nostra storia dell’arte. Materiali scelti per la possibilità di essere lavorati dall’uomo. Marmi che viaggiavano su è giù per l’Italia per diventare oggetti d’uso, statue, forme dell’architettura. Quando sono venuta a sapere che a oggi a Carrara si scavano le montagne adoperando la maggior parte di quei preziosi materiali per fare polvere da dentifricio, la reazione è stata di un grande “No”. Ma che può mai fare una giardiniera per la causa di un patrimonio tradito? (Sempre che il fare la vinca sul polemizzare). Così ho pensato che i preziosi marmi italiani potevano tornare in giardino, perdendo quella connotazione cimiteriale che, a quel chi mi si dice, li tiene lontano da casa. È cominciata così un’avventura che mi ha confermato la grande ammirazione che ho per il nostro squinternato Paese, dove lavorano persone di gran valore cui ho affidato la realizzazione dei vasi di marmo che vedete in queste pagine e che saranno in mostra a Orticola a Milano, fatti con ben xx marmi diversi provenienti da tutta Italia. Artigiani che ringrazio per avermi incoraggiata malgrado le sbrecciature patite nelle tornitura per arrivare a un prototipo. Che bella sorpresa poter vedere un vaso in Giallo antico di Sicilia. Bentrovato chi ha raccontato il suo sapere intorno alle cave di arabescato orobico, in cima alla Val Brembana. Si sono fatti arrivare anche marmi veneti. Ed è grazie a loro che mi è capitato di tenere in mano, sulla mia mano, nel formato cm16x16, 200 milioni di anni. In forma di vaso tenevo in mano il tempo: l’inafferabile dimensione della creazione.

 

Dove si trovano
Gli artigiani che hanno tornito i vasi

Sacerdote Marmi
viale Domenico Zaccagna 6, Carrara (Massa Carrara)
tel. 0585 51942
www.sacerdotemarmi.com

Cusenza Marmi
via Sicilia 137 Valderice (Trapani)
tel. 0923 833904
www.cusenzamarmi.com

Cave Gamba
via T. Tasso 24 Piazza Brembana (Bergamo)
tel. 0345 82638
www.cavegamba.it

 

Dove comprarli

Milano - Ca’Albrizzi
corso Venezia 29,
tel. 02 76004439
www.caalbrizzi.it


fotografia 1: Le nostre scelte foto di Marco Barsanti, Una selezione di vasi di marmi, dai toni rosati, di origine siciliana Da sin. Perlato di Sicilia; Libeccio rosato; Rosso castellamare; Breccia pontificia; Rosa aragosta; Libeccio rosato; Blue perlage.
fotografia 2: I vasi in giardino: sopra, al centro, Nero Portoro (originario di La Spezia, usato già dagli etruschi); alla sua sinistra il famoso giallo Siena; tutto a destra il ligure Rosso Levanto. Sotto, al centro,
il glorioso, luminoso bianco statuario.


©2016 RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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Alcuni scritti tratti dal Bollettino di Italia Nostra 487. Articolo a cura di Francesca Marzotto Caotorta

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"Ritrovare il valore del marmo"

Francesca Marzotto Caotorta ci conduce in un luogo delle Apuane, che si trova là dove è attiva la cava delle Cervaiole, sul monte Altissimo, nel comune di Serravezza in provincia di Lucca, sollecitando l'attenzione del lettore sull'urgenza di dover arginare un patrimonio paesaggistico in pericolo allarmante.


Dal bollettino "Chi mangia le Alpi Appuane"

Se non ci vai, se non hai camminato tra quelle montagne e non hai visto cosa racconta il passato e cosa urla l’oggi, non si riesce a capire perché, tra le centinaia di cave di marmo che costituiscono lo straordinario patrimonio italiano, dedichiamo una copertina a quella specie di osso rosicchiato nelle Apuane, che si trova là dove è attiva la cava delle Cervaiole, sul monte Altissimo, nel comune di Serravezza in provincia di Lucca. Il tema del governo dei bacini marmiferi e dell’influenza che le nuove tecnologie estrattive hanno sul territorio conta decenni di dibattito. Già nel 1976 Italia Nostra aveva dedicato a questo tema un convegno con l’intento di contribuire “ad arginare un’aggressione del territorio da tutti giudicata allarmante” osservando che “se i pubblici poteri sono immobili, ben si muovono i cavatori: sbranano i campi, divorano gli alvei, inghiottono le colline con le ruspe e le macinano nei frantoi ...

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"Ritrovare il valore del marmo"
Dal Bollettino Italia Nostra 487

SCARICA: Articolo dal Bollettino 487 di Italia Nostra

 

ITALIA NOSTRA - ONLUS
Associazione per la salvaguardia e la conservazione dell'ambiente e del territorio in Italia

www.italianostra.org

 


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Alcuni scritti tratti dal Bollettino di Italia Nostra 484. Articolo a cura di Francesca Marzotto Caotorta

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"Le architetture dello spirito"

Francesca Marzotto Caotorta ci rivela un percorso narrativo ispirato dal mistero e dall'ingenio medioevale in un luogo sospeso, incastonato in una cornice paesaggistica carica di spiritualità e misticismo, là dove è ubicato uno tra i tanti eremi rupestri del nostro Paese, l'eremo San Colombano di Trambileno, in provincia di Trento.


Dal bollettino "Le architetture dello spirito"

Tra le reazioni più immediate che provoca, a prima vista, uno tra i tanti eremi rupestri del nostro Paese scatta la domanda: ma come hanno fatto? Come hanno fatto quegli uomini a immaginare quella scoscesa parete di roccia come il loro ricovero, il loro rifugio, come un possibile focolare? Come hanno fatto a volerlo? Con quali attrezzi medioevali hanno modellato la pietra per creare percorsi, scale, alloggiamenti? E dove prendevano, in mezzo a quei boschi e dirupi, acqua e pigmenti per le pitture? Ma se ci si ferma accanto a quei nidi attaccati al fianco delle montagne, se si sta zitti, e si permette alla voce dell’aria, dell’acqua, della terra, delle pietre di arrivare fino a noi, la risposta la dà il silenzio ...

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"Le architetture dello spirito"
Dal Bollettino Italia Nostra 484

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Alcuni scritti tratti dal Bollettino di Italia Nostra 481. Articolo a cura di Francesca Marzotto Caotorta

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"L'architettura dell'acqua"

Francesca Marzotto Caotorta condivide una riflessione sulle opere dell'ingegno architettonico sorte da motivazioni colturali, culturali e socio-politiche nel corso della storia, e la loro conservazione. Dalle vicende e il successo collegato ad alcune sfide vinte da Italia Nostra, scaturisce una domanda che interpella una presa di coscienza collettiva riguardo alla conoscenza delle origini del patrimomio nazionale: "In quanti di noi sta acquattata una memoria di chi ha costruito quella straordinaria opera d’arte, d’ingegneria idraulica, di architettura che è l’acquedotto Carolino?"


Dal bollettino "L'acqua e la terra dei principi"

… La riuscita di un buon restauro, allontanare un corteo di pale eoliche dal crinale di un monte che si affaccia su una valle piena di storia, evitare un porto turistico in un sito archeologico (come l’ultima recente vittoria a Scalea), sancire il diritto al dissenso, rientrano nell’ambito dei successi. Più complesso è il come accogliere la vittoria rappresentata dal pur auspicatissimo acquisto della tenuta di Carditello da parte del Ministero dei Beni culturali. Dello Stato Italiano. Di quello Stato che, a suo tempo, di quei beni ha fatto polpette, come ci raccontano bene i contributi del nostro dossier. Un bene che, insieme al suo contesto, ha rappresentato un esempio di eccellente governo del territorio, un’avanguardia colturale, culturale e sociale che oggi non ne è nemmeno memoria, ma solo rovina di una realtà che non esiste più …

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"L'acqua e la terra dei principi"
Dal Bollettino Italia Nostra 481

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Condividendo l'opinione del grande esperto di rose, Charles Quest-Ritson, che dichiara:

 

“Questo è un libro da cui i ricercatori del futuro potranno sempre attingere stimolanti idee, destinato, per l’ampiezza della sua portata e l’autorità delle sue conclusioni, a non conoscere rivali per molti anni a venire”.


Charles Quest-Ritson (curatore dell'Enciclopedia delle rose della Royal Horticultural Society)

"XX Mostra Orticola" a Milano

Francesca Marzotto Caotorta introduce il volume:
"Le Rose Italiane"
Una storia di passione e bellezza dall'Ottocento a oggi
di Andrew Hornung

La storia delle rose ottenute in Italia dall'Ottocento a oggi è un "romanzo" che non era stato ancora scritto: vi si trovano colpi di scena e misteriose scomparse, usurpazioni ed eredità disperse, vizi e virtù dell'italica stirpe. Andrew Hornung, esperto inglese di rose e giardini italiani, è riuscito in una grande impresa, raccogliendo e sistematizzando per la prima volta informazioni frammentarie, sparse in cataloghi, articoli di riviste e libri rarissimi e, soprattutto, presentando informazioni derivanti da fonti inedite: archivi pubblici e privati, diari e bollettini compilati dagli stessi ibridatori e testimonianze dirette. Il risultato è un volume che, per la prima volta, permette a tutti gli appassionati di conoscere l'importante contributo di uomini e donne del Belpaese alla storia universale delle rose.

Incontro per la presentazione del libro in presenza dell'autore, alla XX Mostra Orticola, l'8 maggio alle ore16:00 ai Giardini Indro Montanelli, presso l'Area Corsi Fontana

Altre informazioni sul sito www.orticola.org/libri

 

PROFILO
“Le Rose Italiane”
Una storia di passione e bellezza dall’Ottocento a oggi
di Andrew Hornung {Edizioni Pendragon}
isbn 978-88-6598-596-0, illustrazioni a colori, € 22,00

 


©2015 RIPRODUZIONE RISERVATA.

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...La Mostra Orticola è un'occasione straordinaria d'incontri. Incontro con il desiderio del proprio giardino, incontro con le piante e i fiori, incontro con la passione dei veri protagonisti della manifestazione: i vivaisti.
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"La Mostra Orticola" a Milano

Francesca Marzotto Caotorta e la Mostra Orticola

Nell'edizioni 2015, come nell'edizione 2014 della Mostra Mercato, Orticola celebra "Le Rose Italiane".
Attraverso questo tema emblematico, partiamo con il desiderio di riscoprire e diffondere una grande tradizione nostrana: la rosa italiana e i suoi ibridatori.
Quest'anno ben 40 ibridi creati da rosaisti italiani saranno presentati al pubblico, 40 tra le rose più belle e premiate!

 

Nel 2014 l’altro grande tema della Mostra Orticola suggeriva le Tendenze per il giardino in 16 quadri che compongono "I Giardini dei Vivaisti". 16 giardini grandi e piccoli sono stati ideati, e sono nati dalla collaborazione tra giovani, e affermati, paesaggisti e vivaisti specializzati che ne hanno curano l’allestimento. Nelle 3 immagini sulla sinistra, i progetti curati da Francesca Marzotto Caotorta.

 

 

La Mostra si svolge come nella tradizione ai Giardini Indro Montanelli di piazza Cavour e via Palestro

Altre informazioni sul sito www.orticola.org

 

Un bel articolo apparso sul Femminile IO donna firmato Suzanna Legrenzi

Aprire la pagina dedicata sul sito www.iodonna.it

 

I Giardini dei Vivaisti - XIX Mostra Orticola
fotografia 1: Peonie e Aceri di Fessia e Delle Commande
fotografia 2: Cactacee e Agrumi di Colombo e Tintori.
fotografia 3: Agrumi e Tropeoli di Lenzi e Maian

Ritratto Francesca Marzotto Caotorta 2013: schermata dal sito IO donna

foto: Francesca Marzotto Caotorta
©2014 RIPRODUZIONE RISERVATA.

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"Ippolito, a cui devo così tanto, era un uomo delle piante più di essere un modellatore di forme. Ma soprattutto Ippolito era uno scrittore  e tutto quello che lui faceva sembrava modellato prima dalle parole e per le parole, l’azione doveva compiacere le parole che lui prediligeva".
— Franccesca Marzotto Caotorta

 

"Per apprendere e distinguere non basta l'intelligenza, l'informazione e l'occhio, è necessaria quella incognita in più che è data dal trasporto per le cose del mondo e costituisce la chiave che apre l'unica porta attraverso cui esseri animali, — di specie diverse —, possono cumunicare, che è quella della cultura, il che poi vale a dire del luogo che abitiamo con il nostro pensiero e i nostri sentimenti".
— Ippolito Pizzetti.

"1931-1984 Il Giardinaggio Scritto"
Milano Biblioteca Nazionale Braidense
maggio 2014

Un progetto espositivo di Orticola di Lombardia
Un'esposizione curata da Filippo Pizzoni

Francesca Marzotto Caotorta protagonista nella storia dell'editoria botanica italiana.

Mi pare che ad  ogni generazione capiti di vivere grandi cambiamenti tali da mettere in discussione o rinnovare o cambiare, atteggiamenti, saperi, valori dati acquisiti. Gli anni a cui cercheremo di dare parola sono anni di innovazione, di palestre del cambiamento che si insediano in un paese che passa dall’analfabetismo e dalla povertà a intraprendere la strada della scolarizzazione, ma non ancora quella di una cultura diffusa, e di un benessere trovato anche grazie ad una forte immigrazione emigrazione interna che faceva abbandonare tante culture locali, tanti nomi adottati da secoli. I contadini vanno in città o creano quelle piccole aziende che faranno la ricchezza del paese. Tutto ciò che è tradizionalmente NOSTRO pare perdere di valore. Per il recupero del vino ci vorrà del tempo, per l’olio ci vuole la bottiglia come quella del whisky adottata da Piero Stucchi. Vuote tante ville, tanti giardini, tanti castelli.


Chi  è o si itendifica  ancora con una aristocrazia, si fa fare i giardini dagli inglesi secondo quello che si manifesta  con un ”italianate” style quello che gli italiani non farebbero mai, come nei giardini di Villa Gamberaia una vasca d’acqua che non serve, chiusura verso il paesaggio. Per carità  Cecil Pinsent e Russel Page sono grandi paesaggisti ma  il Vignola avrebbe mai fatto un parterre che va in discesa verso l’orizzonte come ha fatto Pinsent ai Tatti? Era come se avendo noi perso la ricetta che esprimesse la nostra storia o il nostro talento fossimo rassicurati dai modi degli stranieri, gli stessi che per secoli venivano a studiarci. Gli stessi che dai loro vivai ci mandavano le piante che i nostri vivai non avevano perché non allineati al nuovo gusto. Dove trovare mai — se non nei campi — Nigella damascena di cui parla Ippolito nelle rubrica Pollice verde?


Nei primi decenni del dopo guerra i nostri vivai erano molto conformisti, era cambiata anche la mano d’opera c’era una tendenza alla industrializzazione della rosa come del garofano.
Ma come sempre il nostro Paese può anche apparire un po’ stolto ma è sempre pieno di gente straordinaria, anche quando non hanno una formazione professionale  codificata.

Carlo Scarpa non ha una laura in architettura, Ippolito Pizzetti nemmeno, né è un botanico Gianlupo Osti che ci ha insegnato a conoscere le peonie, né lo era Vicky Ducrot che andava a scoprire rose nel lontano oriente e ha creato un giardino collezione, Donato Samminiatelli era uno storico dell’arte ma se durante una passeggiata in campagna  non sapevi riconoscere subito col suo nome latino  ceterach officinarun o Cotyledon umbelicus veneris e se confondevi cirsium e cardus  sentivi degli urli  rivolti agli amici più cari: "Ippolitooo non capisci niente". Non erano professionisti, ma erano ancora persone che avevano quel tipo di cultura che sa connettere (only connect scrive Foster in apertura a passage to India), che rende permeabili tanti aspetti del sapere. Inoltre erano persone che avevano l’abitudine di viaggiare, di vedere altri modi di scrivere, fare musica e pittura, e incontravano altre piante, altri giardini, altri paesaggi che sapevano raccontare. In racconti che  diventavano affermazione di qualità, di ottimo gusto, ma mai alimento a nuova vera creatività. Aldo Mondino - Ignazio Moncada.


Ebbene chi, nell’ Italia di quegli anni e, ancora di più perché quella era l’Italia di quegli anni, pare come un grande artista italiano, come l’artista capace di cambiare il lessico è Porcinai che da piccola ho conosciuto come giardiniere e solo dopo, lontana dall’ambiente famigliare, mi ha fatto aprire tante finestre. Primo ha continuato riinterpretanto la grande arte italiana dei movimenti terra, di scolpire il paesaggio la Piscina villa Recchi, villa il roseto a Arcetri... Di attenuare quel genere di servizi e strutture portate dalla modernità, che non facessero parte del giardino. Di Immettere una nota lieve (quei sedili nel giardino dell’Apparita).  Poi l’uso delle piante in forma con forme diverse come faceva Sorensen e poi Wirtz e poi le piante della nostra flora usate in gran quantità giù per le scarpate. Segnare il tempo nuovo con tutte quelle piscine accanto a casa per una nuova borghesia ricca. Simbolo di una conquista all’americana, tante donne tutte dive. Cosa che Ippolito e i suoi amici non avrebbero fatto mai. La piscina non si deve vedere dalla casa e io sono d’accordo con loro.


Ippolito, a cui devo così tanto, era un uomo delle piante più di essere un modellatore di forme. Ma soprattutto Ippolito era uno scrittore  e tutto quello che lui faceva sembrava modellato prima dalle parole e per le parole, l’azione doveva compiacere le parole che lui prediligeva. Per molti di noi che trasformiamo una realtà, l’idea si rivela per lo più con immagini, figure magari prima un po’ sconnesse, poi più o meno aggregate, poi luminose tanto da poter dare nomi. Ippolito partiva da questi: pergola, luce, ombra profumo, conosciuto, sconosciuto :elleboro che a seconda della specie accoglie più o meno la luce, tumbergia grossa così, Tetrastigma voinierianum che tanto lo sapeva che sarebbe morto.
Per lui il giardino non poteva essere fine a se stesso, ma soltanto un mezzo per quell’accesso al mondo che in altro modo non mi era riuscito di trovare …tra fiore e fiore tra pianta e pianta c’è tutto il grande spazio indefinito dei campi…il giardino era sempre il suo dove seminava tutto quello che aveva letto, capito, amato e cacciava il tanto che ODIAVA. Guai a perorare la causa del garofano. Era dal giardino dalle parole e con le parole del giardino che cercava il suo accesso al mondo. D’altra parte ogni giardiniere è un tiranno che fa delle piante e fa dire alle piante quello che vuole lui quello che vuole lui. Se muoiono non ha più seguaci.


ORNITORINCO tra il 1975 e 1985 ha pubblicato a 43 titoli.

 

Nella settimana di Orticola 2014, da lunedì 5 maggio, abbiamo potuto visitare un’esposizione di libri e riviste dedicate alle piante e al giardinaggio, in sessant'anni di storia italiana. Nel 1931, anno della storica Mostra del Giardino Italiano a Firenze, nasce la rivista Il Giardino Fiorito della Società Italiana Amici dei Fiori coordinata da Mario e Eva Calvino. Da quella data si susseguono diverse occasioni editoriali che affrontano il tema del giardino e del giardinaggio e che, a poco a poco, ridanno slancio a un dibattito da tempo sopito in Italia che culminerà in un periodo di particolare interesse, con i primi manuali di giardinaggio prima e con gli scritti di Ippolito Pizzetti poi, e in particolar modo nella collana da lui diretta per Rizzoli, l'Ornitorinco. Sulla scia di questa rinnovata attenzione nei confronti delle piante e del giardino, nel 1984, nasce Gardenia dall’intuizione e collaborazione tra Francesca Marzotto Caotorta e Giorgio Mondadori Editore.

 

Francesca Marzotto Caotorta ha presenziato alla presentazione, con un intervento.

Presentazione lunedì 5 maggio 2014 alle ore 18.00

RELATORI:

  • Andrea De Pasquale:
    Direttore della Biblioteca Nazionale Braidense
  • Ada Gigli Marchetti:
    Storica dell'editoria e presidente dell'Istituto Lombardo di Storia Contemporanea
  • Franca Gambini:
    Direttore de “Il Giardino Fiorito”
  • Francesca Marzotto Caotorta:
    scrittrice, esperta paesaggista, fondatore e primo direttore di Gardenia
  • Filippo Pizzoni:
    Architetto paesaggista, curatore della mostra.

in maggio dal 5 al 10, dalle ore 10:00 alle 13:00

Altre informazioni sul sito www.orticola.org
sezione "Mostra Orticola: Fuori Orticola 2014"

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"Gardenia è nata per proporre, rispondere, dialogare con tutti, per chi sà e per chi vorrebbe sapere, per chi vuole raccontare... Ecco, che nome daresti a tutto questo?

Durante i nove mesi di gestazione ne sono stati proposti tanti, abbiamo scelto il nostro, il nome di un fiore, uno per tutti... Gardenia".

Il giardino ha bisogno anche di parole. Dall’Ornitorinco a Gardenia.

"Le Giornate di Studi di Orticola"

Convegno organizzato da Orticola di Lombardia
A cura di Margherita Lombardi e Filippo Pizzoni

Francesca Marzotto Caotorta ricordando gli anni dell'Ornitorinco, e la nascita di Gardenia.

…Il ricordo degli anni in cui Ippolito Pizzetti e Pietro Porcinai ci dicono che non ci sono piante belle e piante brutte. Tutte, se ben conosciute, possono entrare in giardino .Ma per conoscere occorre dare nome: il dare nome induce a raccontare storie e a leggere storie che raccontano lo stretto legame tra piante, uomini, animali , paesaggi e giardini.

Gardenia era la voglia di fare un regalo a piante, uomini, animali, paesaggi e giardini.

Il 28 aprile alle ore 11:30 alla GAM, Villa reale di Milano

Altre informazioni sul sito www.orticola.org
sezione "Le Giornate di Studi 2014"

 

Francesca Marzotto Caotorta All'ombra delle farfalle

All'ombra delle farfalle

"Il giardino e le sue storie"

di Francesca Marzotto Caotorta
Con uno stile narrativo sempre piavevole e brillante l'autrice ci conduce lungo un percorso che attraversa le quattro stagioni, suggerendo espedienti e piccoli trucchi talvolta persino azzardi, consigliando specie vegetali e insospettabili accostamenti di forme e colori, raccontando esperienze, aneddoti e curiosità. Nella speranza, ambiziosa ma non impossibile, che alla fine di queste pagine persino i più negati tra gli aspiranti "giardinieri" possano avere un bel giardino, quale che sia il colore del loro pollice.

 

 

 

 

 

229 pagini - Edizioni Mondadori 2011 (Strade blu)
ISBN 978-88-04-61114-1

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